In 2015, French artist Thomas Sauvin acquired an album produced in the early 1980s by an unknown Shanghai University photography student. The album comprises original negatives, silver prints, manuscript comments from an anonymous professor, and shows the student’s diligence in mastering the rules applying to the conventional portrait. This volume was given a second life through the expert hands of Kensuke Koike, a Japanese artist based in Venice whose practice combines collage and found photography.

The series, “No More, No Less”, born from the encounter between Koike and Sauvin, includes new silver prints made from the album’s original negatives. These prints were then submitted to Koike’s sharp imagination, who, with a simple blade and adhesive tape, deconstructs and reinvents the images. However, these purely manual interventions all respect one single formal rule: nothing is removed, nothing is added, “No More, No Less”. In such a context that blends freedom and constraint, Koike and Sauvin meticulously explore the possibilities of an image only made up of itself.

Nel 2015, l’artista francese Thomas Sauvin ha acquisito un album prodotto nei primi anni ’80 da uno sconosciuto studente di fotografia dell’Università di Shanghai. L’album comprendeva dei negativi originali, alcune stampe, e i commenti scritti a mano da un professore anonimo. Il tutto mostrava la diligenza dello studente nel dominare le regole del ritratto convenzionale. Il volume ottiene una seconda vita grazie alle mani esperte di Kensuke Koike, un artista giapponese che lavora combinando il collage e la fotografia trovata.

La serie “No More, No Less”, nata dall’incontro tra Koike e Sauvin, include nuove stampe all’argento realizzate con i negativi originali dell’album. Queste stampe sono state quindi rielaborate da Koike, che, con una semplice lama e un nastro adesivo, ha decostruito e reinventato le immagini. Tuttavia, questi interventi rispettano una regola formale: nulla viene rimosso, nulla viene aggiunto, “No More, No Less”.

In un contesto che fonde libertà e costrizione, Koike e Sauvin esplorano meticolosamente le possibilità di un’immagine fatta solo di se stessa.